domenica 22 luglio 2012

Il Maschio Angioino






Un giorno al Maschio Angioino
Stò partecipando ad una noiosa conferenza sulla situazione attuale dell'Italia, dove vengono proposte soluzioni vecchie a problemi vecchi. Per fortuna siamo al Maschio Angioino, al primo piano, e dalla finestra si intravede il cortile centrale dove c'è un po di movimento e si sente un violino suonare .... un matrimonio negli uffici del comune.  Ho visto altre volte la sala dove si celebrano i matrimoni e mi ha un po delusa, l'accesso si trova di fronte l'ingresso con la porta monumentale voluta da Alfonso D'Aragona nel 1443 per rivendicare il possesso del castello e della città appena sottratta ai d'Angiò. E' una stanzetta piccola e abbastanza spoglia in contrasto con la cappella delle anime del purgatorio che le è di fianco altrettanto piccola ma tutta coperta di stucchi dorati barocchi e poi con la maestosità della cappella Palatina il cui ingresso è poco più in là, oggi spoglia degli affreschi originali realizzati da Giotto di cui restano poche tracce, ma solida nella sua architettura gotica che mette in risalto le nervature e le modanature di pietra nera  in contrasto con le pareti di tufo. La sala è  incastrata tra le due torri del castello che si affacciano sul mare, lunga e stretta è ricoperta di grandi vetrate ad arco che mostrano il molo Beverello, il mare e poi il profilo del Vesuvio. E' questa la sua particolarità la magnifica veduta. Dallo stesso corridoio della sala dei matrimoni si accede ad una scala che porta al Museo civico e poi al Belvedere che si trova proprio sopra la sala dei matrimoni e dove tira sempre una bella brezza marina.
Ecco la sposa che esce coi pochi invitati, e nel frattempo voci di scolaresche che entrano nella sala dei Baroni dalla lunga scalinata che parte dal lato sinistro del cortile. Bisogna entrarci nella sala dei baroni, la volta ottagonale sembra un gigantesco ragno. Oggi la sala è riempita dal coro di seggi del consiglio comunale, ma in passate ce n'era solo uno di seggio, quello del re che qui accoglieva dignitari e alti funzionari.
Tra la sala dei baroni, cosi denominata dopo che Ferrante d'Aragona nel 1487 tese una trappola invitandovi i baroni suoi nemici per il matrimonio di una nipote e poi arrestandoli e mettendoli a morte, e l'ingresso quattrocentesco della cappella Palatina dominato dal grande rosone si trova la sala dell'armeria. In questa zona sono stati compiuti degli scavi col ritrovamento di resti romani resi visibili tramite un pavimento in vetro trasparente. Quando si entra si è incerti se camminare sul vetro o sulle giunture in acciaio tra i vari vetri, una volta al centro della sala sembra di lievitare sui resti romani  tra scheletri di sepolture e stanze della villa romana che lì si trovava prima della costruzione del castello. Una volta ho osservato una famiglia di giapponesi in visita molto a disagio a camminare su quelle ossa , anche se separate dal pavimento di vetro da tre metri di altezza,  che per non rinunciare alla visita percossero tutto il il perimetro della stanza seguendo lo spessore delle giunture tra le piastrelle di vetro.