Sarebbe bello poter fare una passeggiata per Napoli ad occhi chiusi, seguendo solo gli odori. Una giornata di sole, ma non in piena estate quando l'afa ti costringe a strisciare lungo i muri per assaporare un po d'ombra, a metà settembre, magari a metà mattinata quando la città si è completamente svegliata. Allora puoi sentire, partendo dall'incrocio tra via Duomo e via dei Tribunali, l'odore di pizze zeppole e crocchè appena sfornati da "o' Presidente", poi avvertire l'aprirsi della piazza con la chiesa dei Girolamini dal tepore che il passaggio della luce riflessa sulla facciata di marmo chiaro della chiesa provoca. La chiesa ora è visitabile, anche se si accede da via Duomo.
Si prosegue seguendo gli odori sino ad arrivare ad un nuovo slargo, quello che in basso porta alla chiesa di San Lorenzo Maggiore, la chiesa degli Angiò,nella cui facciata settecentesca solo il portone gotico rivela l'antichità. Ma basta entrare per rimanere affascinati dall'eleganza delle serie monocroma di arcate ogivali della navata centrale, e poi sorpresi dalla presenza nel transetto sul lato sinistro della perla barocca che è il cappellone di sant'Antonio. Sul lato destro invece la speranza e la carità sostengono il monumento sepolcrale di Caterina d'Austria realizzato da Tino da Camaino. Ma la cosa più inaspettata è trovare un pezzo di Francia a Napoli nell'abside con deambulatorio e cappelle radiali che si aprono intorno all'altare centrale come i petali di un fiore.
Da qui gli itinerari si possono moltiplicare: si scende per San Gregorio Armeno dalla facciata di San Lorenzo, stando attenti ai calcinacci che sembrano da un momento all'altro poter cadere, e sgusciare tra le bancarelle di pastori sotto l'arco fino alla chiesa di San Gregorio, oppure proseguire un po più avanti su via dei tribunali e scendere alla traversa di San Domenico Maggiore, per visitare anche la casa del principe di Sansevero, la cui storia merita un post a parte, o proseguire come faremo su via dei tribunali fino all'ultimo slargo di port'Alba, quello della Chiesa-Conservatorio di San Pietro a Maiella.
Usciamo però da San Lorenzo e torniamo a chiudere gli occhi e proseguire cercando nell'area come segugi l'odore di sfogliatelle e babà delle pasticcerie sotto i porticati sulla sinistra di via dei tribunali di fronte alla Basilica di San Paolo Maggiore, dove si può vedere la sagrestia riccamente affrescata dal Solimena.
Dopo la pizzeria dei Decumani si incontra la chiesa del Purgatorio ad Arco, il cui sotterraneo conserva ancora traccia dei numerosi teschi che li venivano posti, tra cui molti considerati miracolosi, come quelli del Cimitero delle Fontanelle. Ma proseguiamo il viaggio questa volta provando a chiudere oltre gli occhi anche il naso, per lasciarci guidare solo dall'udito. Non sarà cosa difficile come chiunque abita da quelle parti sa bene, superando il campanile romanico sulla destra con inglobate tra le mura vestigia romane, sembra di star per arrivare ad un manicomio, pianoforti che suonano, trombe, violini, percussioni e qualsiasi strumento possiate immaginare, sopra cui tutti campeggiano i cantanti coi loro acuti. Ecco siete arrivati al Conservatorio.
Il museo-biblioteca del conservatorio secondo il mio modesto parere è da visitare, ma non solo per gli affreschi delle sale ottocentesche della biblioteca che conserva tutti i lavori della scuola napoletana di opera buffa, o per le grandi sale al piano terra che circondano il chiostro centrale, come la Scarlatti col gigantesco organo. Quando sono andata a visitare il conservatorio quello che mi ha colpito sono stati piccoli oggetti sparsi un po ovunque con strane etichette, pezzi da museo di altri tempi, retaggio di un collezionismo feticista che continua a tutt'oggi anche se non più in collezioni pubbliche, oggetti come il guanto di Litzs o l'intera porta che attraverò Wagner in visita a Napoli staccata dalla parete e messa al centro della stanza in bella mostra. Tutti oggetti conservati gelosamente in teche un po impolverate dal tempo, con le etichette di carta ingiallita. Non so perchè ma sono oggetti che mi fanno tenerezza, quasi reliquie ancora più interessanti se accompagnate da un bel quartetto jazz che prova al piano terra.
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